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Al Policlinico di Napoli non ci sono i fondi per dosare gli immunosoppressori. Lettera a "Il Mattino"

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Messaggio Da Admin Mar Nov 24, 2009 11:13 pm

Questa emai è stata inviata a "Il Mattino" di Napoli per rendere pubblico che al Policlinico di Napoli mancano i fondi per effettuare i dosaggi dei farmaci immunosoppressori.

"Scrivo per segnalare una incredibile situazione di inadempienza sanitaria.
Al II Policlinico, da una settimana, nei Centri di Trapianto, non si effettuano esami specialistici di importanza vitale, in particolare nel post operatorio, per mancanza di fondi.

Spiego brevemente la situazione.
Vi sono alcuni esami che non è possibile eseguire privatamente, o in centri convenzionati, semplicemente perché nessun laboratorio li fa.

Gli unici presidi sono quelli ospedalieri.

Prendiamo il caso dei pazienti trapiantati, alcuni farmaci antirigetto, fondamentali per la riuscita di ogni tipo di trapianto, vanno NECESSARIAMENTE dosati a intervalli regolari.
Il livello di tale farmaco nel sangue non può essere né inferiore, e né tanto meno superiore, a un certo intervallo di riferimento.
Un dosaggio inferiore potrebbe essere causa di rigetto, e un dosaggio superiore determina una intossicazione da farmaco e quindi nocivo all'organo trapiantato.

Seppure non vogliamo prendere in considerazione il disagio per coloro che si sottopongono a controlli periodici, spesso programmati da mesi e che impegnano tempo, personale e risorse finanziarie, è da sottolineare che tali dosaggi sono assolutamente indispensabili nei giorni successivi l'intervento, perché dal loro esito ne deriva la conferma o la modifica della posologia e quindi l'esito e il normale decorso del trapianto.

E' accaduto al II Policlinico di Napoli.
I Centri Trapianto, di rene, fegato, midollo, per non parlare poi dei Centri di Trapianto pediatrici, si sono visti chiudere le porte in faccia per una settimana dalle strutture preposte ad effettuare tali esami, e per quale motivo? Per mancanza di fondi economici.

Tale situazione ha creato un danno considerevole a tutti coloro la cui vita dipendeva esclusivamente dal dosaggio del farmaco: persone che hanno atteso per anni, in condizioni psico-fisiche pietose, un organo compatibile.
Un'attesa vissuta con estremo dolore, con un notevole carico emotivo e con dei costi morali altissimi, vanificata dalla mancanza di una idonea organizzazione.

E se proprio i nostri amministratori non vogliono pensare allo stato psicofisico di colui che va incontro a un trapianto,ché oramai la vita della gente è considerata solo un numero che fa statica, che pensino perlomeno al danno economico di risorse e di strutture che ne deriva.

Che senso ha fare un trapianto, mettendo quindi in moto un dispendio di energie, di personale sanitario, di costi economici e peso sociale, se poi viene a mancare la possibilità di seguire positivamente l'andamento successivo all'intervento?

In tali casi la componente chirurgica, che pure ha il suo peso, ché per effettuare un trapianto occorrono sei o sette ore, la componente chirurgica dicevo è secondaria al monitoraggio successivo ad opera dello specialista che, equilibrando i farmaci, ne garantisce la riuscita.
Ma da una settimana allo specialista è stato impedito di fare il proprio dovere.

Era stata trovata la pessima soluzione di trasferire i prelievi al Cardarelli, impegnando altri soldi e risorse e caricando ulteriormente un presidio già stracolmo, pregiudicando anche l'attendibilità dei risultati.

Come al solito le emergenze economiche regionali, che sono frutto di connivenze e infiltrazioni malavitose, vanno a discapito della fascia debole della popolazione.

Colgo l'occasione per far presente che, a seguire gli 800 pazienti trapiantati di rene che afferiscono all'ambulatorio dei Trapianti Renali nella Nefrologia del II Policlinico, ci sono solo tre medici responsabili, di cui uno solo, coadiuvato da specializzandi, si occupa dell'ambulatorio mentre gli altri due sono impegnati tra il reparto, docenze e ricerche.
Un rapporto di una sproporzione inaudita e che va a discapito della qualità dell'assistenza!
Un'assistenza già peraltro eccessivamente penalizzata per i trapiantati se si considera che per effettuare dei controlli radiologici o ecografici si aspetta mesi e mesi e che sono costretti a procurarsi i farmaci immunosoppressori anche in più strutture pubbliche, spesso lontano dalla propria abitazione.

Non voglio parlare di malasanità, che ora è divenuto un luogo comune e un termine abusato, ma voglio parlare di idiozia.
Si sperperano risorse economiche per effettuare interventi di altissimo livello, con costi elevati e se ne vanifica la riuscita dall'impossibilità economica di effettuare un esame di sangue!

E voglio parlare ancora di idiozia degli stessi amministratori che, nel mentre utilizzano il loro tempo a spartirsi le poltrone e le varie cariche di maggior potere, perdono di vista l'obiettivo di rendere più efficiente e funzionale il territorio e in particolare un ambito, come la sanità, che è un bene comune, un bene di tutti.

Perché magari sono convinti che in momenti di emergenza per loro stessi o un loro caro, hanno il potere di rivolgersi a Tizio e a Caio, o di recarsi altrove per garantirsi l'incolumità.
Ma non hanno capito, politici e malavitosi, che in certi casi il potere non serve. Che quando si tratta di salute non vi sono certezze.
Vi sono casi in cui il fattore "tempo" è determinante, e che solo una valida struttura pubblica può contenere alcuni tipi di patologie.

Non hanno capito che ogni tipo di negligenza amministrativa si ripercuote come un boomerang contro gli stessi che l'hanno determinata.
Perché gli stessi amministratori vivono lo stesso territorio che hanno reso insalubre, chimicamente, fisicamente, socialmente, organizzativamente.

Questa lettera ha lo scopo di rendere pubblica una situazione assurda, che neanche in un paese di terzo mondo si verifica, a invitare gli amministratori ad una maggiore attenzione affinché non si verifichino più tali inadempienze, e ad identificarne i responsabili sollevandoli dai loro incarichi per incompetenza."
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